Bruno Munari - Design e Comunicazione Visiva

29.01.2012 16:15

Bruno Munari nella sua vita è stato pittore, designer e sperimentatore di nuove forme d’arte.

In questo libro parla della sua partecipazione allo svolgimento di alcune lezioni al Carpenter Center for the Visual Arts di Cambridge nel Massachusetts, sotto invito della Harvard University.

Il libro si suddivide in due parti ben decise e contraddistinte.

  • La prima parte corrisponde ad alcuni esempi di svolgimento delle lezioni. In questa parte Munari mette in evidenzia alcuni aspetti che portano ad una successiva conclusione dell’autore.

Il gruppo di studenti che partecipano alle sue lezioni, inizialmente si aspettavano una educazione rigida e schematica paragonabile a una lezione di “storia dell’arte”; lo stesso Munari, però, farà comprendere che ‘una educazione basata solo sul passato non serve a niente per un operatore visuale che debba operare nel prossimo futuro. Il passato può avere solo una funzione di informazione culturale e va tenuto legato al suo tempo altrimenti non si capisce più niente’.

È proprio in questa circostanza Munari ha la possibilità di sperimentare alcune innovazioni che riguardano il metodo di insegnamento degli elementi basilari del design e del linguaggio visivo. Secondo l’autore l’insegnamento si suddivide in due parti: quello statico e quello dinamico.

Nel caso dell’insegnamento statico, con programmi chiusi e inamovibili, si crea spesso un senso di disagio e, qualche volta, addirittura di ribellione da parte degli studenti, in altri casi potrebbe finire per seguire senza entusiasmo i corsi o, addirittura, abbandonare la scuola. Nel caso dell’insegnamento dinamico, gli insegnanti studiano un programma di base, il più avanzato possibile e quindi continuamente modificabile secondo gli interessi che emergono dall’insegnamento stesso. Solo alla fine del corso si saprà quale forma avrà avuto e come si sarà sviluppato.’

Ogni programma deve tenere conto degli elementi principali e non dimenticarsi l’obiettivo che si prefigge, quindi, il professore incaricato deve essere sempre pronto a cambiare la lezione in base alle necessità e ai problemi dei vari individui. L’ oggettività è la base su cui si fonde la comunicazione visiva perché senza di essa un certo messaggio ha molte meno possibilità di comprensione, raggiungendo così la “confusione visiva”.

Da questo punto in avanti Munari deciderà che le sue lezioni verranno svolte liberamente, dando solo l’argomento su cui lavorare e delle brevi spiegazioni, per il resto i ragazzi dovranno cimentarsi sull’argomento con esperimenti e ricerche personali, sempre sotto l’occhio dell’insegnante che avrà il compito di consigliare, senza ostacolare l’apprendimento degli studenti.

  • La seconda parte del libro è incentrato su alcune definizioni sulla comunicazione visiva (texture, illusioni ottiche, forme, ecc…); è una raccolta ordinata e commentata del materiale illustrativo relativo a un corso abbastanza completo di Visual Design.

Secondo Munari tutto ciò che i nostri occhi vedono è comunicazione visiva; queste immagini hanno un valore diverso secondo il contesto nel quale sono inserite, dando informazioni differenti. Ed è qui che la comunicazione si divide in casuale e intenzionale.

La comunicazione visiva intenzionale può, a sua volta, essere esaminata sotto due aspetti: quello dell’informazione estetica e quello dell’informazione pratica. Per informazione pratica si intende per esempio un disegno tecnico; per informazione estetica si intende un messaggio che ci informi dei rapporti temporali visibili della trasformazione di una forma in un’altra ( la nuvola che si disfa e cambia forma).

La conclusione di questo libro e, di conseguenza, l’obiettivo che si era prefisso Munari si può osservare in queste poche rughe scritte dallo stesso autore: ‘Purtroppo il tempo a mia disposizione era troppo breve per svolgere un corso completo su questi argomenti, tuttavia fu sufficiente a collaudare quello che io pensavo potesse essere un nuovo metodo di insegnamento basato non più sugli antichi concetti di ciò che è bello e ciò che è brutto, ma su ciò che è giusto o  sbagliato, secondo un dato principio formativo…Nell’insieme il libro non pretende certo di essere un trattato definitivo sul tema dell’insegnamento del Visual Design, ma vuol essere un contributo, già sperimentato però, alla programmazione di un corso completo, a sua volta modificabile da successive esperienze’.